Parole.
- venerdì 5 giugno 2009
C'è una verità di fondo, contro cui tutti, prima o poi ci scontriamo.
Noi esseri umani, non riusciremo mai a comunicare tra di Noi.
E' vero parliamo, ci esprimiamo e spesso riusciamo a comprenderci, ma non a capirci. Quando noi tentiamo di spiegare qualcosa, possiamo pure scommettere che in gran parte non verremo capiti. Le parole non hanno un significato universale, checchè ne dica il dizionario. Diciamo che è un problema antico come il mondo, lo stesso Platone iniziò a rendersene conto e fino a Nietzsche in poi, non sono mancati altri che cercavano di porre rimedio a questo danno. Sì perchè l'incomunicabilità è forse la chiave per capire cos'è che non va nel mondo.
Due amici parlano, uno dice una cosa. L'altro comprende un'altra sfumatura e ci resta veramente male.
Due innamorati parlano, uno dice una cosa. L'altro/a comprede diversamente e o si fa un film in bene o se lo fa in male.
Due politicanti parlano tra di loro, uno dice una cosa. L'altro irrimediabilmente finisce col capire altro.
E sebbene possiamo studiare le cause di questo processo, non possiamo mica risolverlo? O almeno, posso risolverlo mica io, maturando di diciannove anni, se non ci son riusciti il fior fior degli scienziati/studiosi/filosofi e quant'altri?
Eppure non è un atteggiamento pessimista il mio, anzi. Io credo nella necessità di comunicare, di credere di poter abbattere i muri di se stessi per farsi capire totalmente da un'altra persona.
Ed anche ora, che scrivo, sono certo che non verrò capito. Ma allora, perchè non mi fermo? Perchè forse alla fine c'è qualcosa di magico, quasi di alchemico nel non capirsi. Che al mio non capire ciò che tu dici, c'è un meccanismo non casuale, o meglio, casuale guidato, che mi fa finire col capire qualcosa che dovevo capire che altro non era il non capibile da ciò che hai detto.
Esempio:
A: Ti voglio bene ( bene disinteressato, da amici )
B: { capisce che A si è innamorato di Lui, allora inizia a riflettere sui suoi sentimenti } Anche.. io ti voglio bene.
A: { vede che B lo dice con un altro intento, allora B forse prova qualcosa di più.. ma io che provo? } Tanto te ne voglio.
B: { Ecco allora avevo capito bene, anche io amo A! Lo devo baciare}
E da un "ti voglio bene", si è passati ad un "ti amo".
Detto questo, torno allo studio. Devo studiare parecchio e fare tanto. Sento tanti pesi su di me ed una sola cosa che mi dà piacere. Cosa che spero sia attratta da me almeno quanto io sono atratta da questa cosa.
Speriamo che abbia capito.
Parole.
venerdì 5 giugno 2009 by Solodallamente
C'è una verità di fondo, contro cui tutti, prima o poi ci scontriamo.
Noi esseri umani, non riusciremo mai a comunicare tra di Noi.
E' vero parliamo, ci esprimiamo e spesso riusciamo a comprenderci, ma non a capirci. Quando noi tentiamo di spiegare qualcosa, possiamo pure scommettere che in gran parte non verremo capiti. Le parole non hanno un significato universale, checchè ne dica il dizionario. Diciamo che è un problema antico come il mondo, lo stesso Platone iniziò a rendersene conto e fino a Nietzsche in poi, non sono mancati altri che cercavano di porre rimedio a questo danno. Sì perchè l'incomunicabilità è forse la chiave per capire cos'è che non va nel mondo.
Due amici parlano, uno dice una cosa. L'altro comprende un'altra sfumatura e ci resta veramente male.
Due innamorati parlano, uno dice una cosa. L'altro/a comprede diversamente e o si fa un film in bene o se lo fa in male.
Due politicanti parlano tra di loro, uno dice una cosa. L'altro irrimediabilmente finisce col capire altro.
E sebbene possiamo studiare le cause di questo processo, non possiamo mica risolverlo? O almeno, posso risolverlo mica io, maturando di diciannove anni, se non ci son riusciti il fior fior degli scienziati/studiosi/filosofi e quant'altri?
Eppure non è un atteggiamento pessimista il mio, anzi. Io credo nella necessità di comunicare, di credere di poter abbattere i muri di se stessi per farsi capire totalmente da un'altra persona.
Ed anche ora, che scrivo, sono certo che non verrò capito. Ma allora, perchè non mi fermo? Perchè forse alla fine c'è qualcosa di magico, quasi di alchemico nel non capirsi. Che al mio non capire ciò che tu dici, c'è un meccanismo non casuale, o meglio, casuale guidato, che mi fa finire col capire qualcosa che dovevo capire che altro non era il non capibile da ciò che hai detto.
Esempio:
A: Ti voglio bene ( bene disinteressato, da amici )
B: { capisce che A si è innamorato di Lui, allora inizia a riflettere sui suoi sentimenti } Anche.. io ti voglio bene.
A: { vede che B lo dice con un altro intento, allora B forse prova qualcosa di più.. ma io che provo? } Tanto te ne voglio.
B: { Ecco allora avevo capito bene, anche io amo A! Lo devo baciare}
E da un "ti voglio bene", si è passati ad un "ti amo".
Detto questo, torno allo studio. Devo studiare parecchio e fare tanto. Sento tanti pesi su di me ed una sola cosa che mi dà piacere. Cosa che spero sia attratta da me almeno quanto io sono atratta da questa cosa.
Speriamo che abbia capito.
5 commenti:
- utente anonimo ha detto...
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venerdì, 05 giugno, 2009
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L'infecondità del comunicare di cui tu parli è risolvibile con la comunicazione stessa.
Solo comunicando si possono esacerbare gli equivoci nati col dialogo fra due o più persone.
E tieni in considerazione che l'uomo, pur comprendendo il senso del discorso di un qualunque suo interlocutore (vuoi l'innamorato, vuoi il politicante), per cause di diversa natura spesso finge di non capire, e bada, finge, perchè così gli è comodo, e perchè magari gli conviene.
Parlando di sentimenti, credo che essi vivano in simbiosi con le incomprensioni, perchè non c'è nessuna legge fissa a regolarli. La chiave per viverli armoniosamente è proprio la comunicazione che tu tanto giudichi negativamente.
Diamo un continuo al tuo banale esempio: B cerca di baciare A.
Cosa succede? A respinge B e chiarisce il fraintendimento germinato in precedenza. Trionfo della parola. - SoloDallaMente ha detto...
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venerdì, 05 giugno, 2009
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No, B e A si baciano, si scoprono innamorati per l'alchimia dell'errore della comunicazione; mi sarò espresso male, ma io sono assolutamente convinto della valenza comunicativa del linguaggio, ma non posso credere che il linguaggio in quanto tale non comprenda "l'errore di comprensione" nelle sue trame.
Ecco tutto. - utente anonimo ha detto...
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lunedì, 08 giugno, 2009
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Restare convinto della propria idea, non sempre è sinonimo di determinazione e fermezza; molto spesso il restar piantati in un punto ed evitare il movimento verso un altro - quindi scoprire il nuovo e , magari, sentirsi ed essere affine all'idea di questi - ci porta in una spirale di irrequieta staticità ove il nostro mondo rimane circoscritto alla nostra misera e patetica ideaologia, evitandoci di guardare, con occhi che partano dall'altro punto a noi offerto, quindi in un modo diverso, quasi oggettivo.
L'erroe è quello di evitare il dialogo, di fermarsi all'idea che A e B abbiano sbagliato e restare così: con il loro rapporto ed i loro sentimenti incrinataìi dall'incomprensione.
Il linguaggio è fornito di molteplici parole, alcune più complicate, altre più semplici; bisogna tentarle tutte, bisogna provare e provare perchè se in un modo si è giunti all'incomprensione, in un altro si può raggiungere e si raggiunge la comprensione.
Il mancato superamento di un problema, ci fa entrare in un circolo vizioso che, automaticamente, con il malessere che ci portiamo dentro, ci induce a vedere - ove non c'è - altro e più insormontabile quesito.
Perchè preferire l'assenza di dialogo, perchè evitare il chiarimento, quand'è possibile - e tu stesso lo dici, che la parola può tutto. Credere che una persona preferisca logorarsi nell'attesa che, non so, piova la manna dal cielo a riparare le cose - manna in cui nemmeno crede più di tanto - piuttosto che muoversi e risolvere, per trovare il benessere. - SoloDallaMente ha detto...
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sabato, 13 giugno, 2009
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Ma appunto!
Noi siamo d'accordo in parte; cioè per me quell'incomprensione non è negativa, anzi. E l'incomprensione, una specie di contigenza, che rende il linguaggio non perfetto, perchè fatto di fraintendimenti, ma efficace, perchè quei fraintendimenti stessi, portano a situazioni nuove che nascono sull'errore ma che possono rivelarsi quelle giuste. L'errore, non può essere condannato, l'errore è qualcosa di "provvidenziale" con un uno largo del termine. - utente anonimo ha detto...
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lunedì, 15 giugno, 2009
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L'errore, come lo identifichi tu, è comunque tale, uno sbaglio pertanto.
E' giusto chiarire "il provvidenziale" che può far nascere fraintendimenti, sentimenti, magari, costretti e forzati destinati a far stare male ambo le parti.
Devi imparare che l'errore non è mai provvidenziale e giusto: devi porvi rimedio e chiarire il tutto.
5 volte dentro te.:
L'infecondità del comunicare di cui tu parli è risolvibile con la comunicazione stessa.
Solo comunicando si possono esacerbare gli equivoci nati col dialogo fra due o più persone.
E tieni in considerazione che l'uomo, pur comprendendo il senso del discorso di un qualunque suo interlocutore (vuoi l'innamorato, vuoi il politicante), per cause di diversa natura spesso finge di non capire, e bada, finge, perchè così gli è comodo, e perchè magari gli conviene.
Parlando di sentimenti, credo che essi vivano in simbiosi con le incomprensioni, perchè non c'è nessuna legge fissa a regolarli. La chiave per viverli armoniosamente è proprio la comunicazione che tu tanto giudichi negativamente.
Diamo un continuo al tuo banale esempio: B cerca di baciare A.
Cosa succede? A respinge B e chiarisce il fraintendimento germinato in precedenza. Trionfo della parola.
No, B e A si baciano, si scoprono innamorati per l'alchimia dell'errore della comunicazione; mi sarò espresso male, ma io sono assolutamente convinto della valenza comunicativa del linguaggio, ma non posso credere che il linguaggio in quanto tale non comprenda "l'errore di comprensione" nelle sue trame.
Ecco tutto.
Restare convinto della propria idea, non sempre è sinonimo di determinazione e fermezza; molto spesso il restar piantati in un punto ed evitare il movimento verso un altro - quindi scoprire il nuovo e , magari, sentirsi ed essere affine all'idea di questi - ci porta in una spirale di irrequieta staticità ove il nostro mondo rimane circoscritto alla nostra misera e patetica ideaologia, evitandoci di guardare, con occhi che partano dall'altro punto a noi offerto, quindi in un modo diverso, quasi oggettivo.
L'erroe è quello di evitare il dialogo, di fermarsi all'idea che A e B abbiano sbagliato e restare così: con il loro rapporto ed i loro sentimenti incrinataìi dall'incomprensione.
Il linguaggio è fornito di molteplici parole, alcune più complicate, altre più semplici; bisogna tentarle tutte, bisogna provare e provare perchè se in un modo si è giunti all'incomprensione, in un altro si può raggiungere e si raggiunge la comprensione.
Il mancato superamento di un problema, ci fa entrare in un circolo vizioso che, automaticamente, con il malessere che ci portiamo dentro, ci induce a vedere - ove non c'è - altro e più insormontabile quesito.
Perchè preferire l'assenza di dialogo, perchè evitare il chiarimento, quand'è possibile - e tu stesso lo dici, che la parola può tutto. Credere che una persona preferisca logorarsi nell'attesa che, non so, piova la manna dal cielo a riparare le cose - manna in cui nemmeno crede più di tanto - piuttosto che muoversi e risolvere, per trovare il benessere.
Ma appunto!
Noi siamo d'accordo in parte; cioè per me quell'incomprensione non è negativa, anzi. E l'incomprensione, una specie di contigenza, che rende il linguaggio non perfetto, perchè fatto di fraintendimenti, ma efficace, perchè quei fraintendimenti stessi, portano a situazioni nuove che nascono sull'errore ma che possono rivelarsi quelle giuste. L'errore, non può essere condannato, l'errore è qualcosa di "provvidenziale" con un uno largo del termine.
L'errore, come lo identifichi tu, è comunque tale, uno sbaglio pertanto.
E' giusto chiarire "il provvidenziale" che può far nascere fraintendimenti, sentimenti, magari, costretti e forzati destinati a far stare male ambo le parti.
Devi imparare che l'errore non è mai provvidenziale e giusto: devi porvi rimedio e chiarire il tutto.
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