Unitended.
- mercoledì 17 novembre 2010
"Ero steso tra tanti lenzuoli candidi, ruvidi e assolutamente scomodi. Avevo una benda che mi stringeva in testa e mi pizzicava fastidiosamente il cuio capelluto. Mi portai una mano alla testa. Avvertii un dolore immenso e una fatica immane: il mio braccio pareva pesare tre volte il solito e io sentivo di avere un terzo della mia solita forza. Quando la pelle dei polpastrelli incontrò il cuoio capelluto sentii solamente gli spuntoni morbidi dei capelli tagliati a zero. Feci ricadere pesantamente e con poca grazia il braccio. Non avvertii niente. Avevo sempre amato tanto i miei capelli mori.
La porta cigolò ed entrò mia moglie. Era bella, questo lo capivo ancora. Indossava un vestito in seta, che le rendeva belle anche le forme morbide dovute alla gravidanza incombente. Non mi aveva guardato, pareva pensare. Forse credeva io dormissi. In seguito seppi che non mi guardò apposta quella volta. Non le dissi niente, non sapevo che dirle in realtà. Le posai gli occhi sulla pancia. Mi spaventai. Era la solita pancia da settimo mese di gravidanza. Ma non sentivo niente. Non mi provocava reazioni. Avevo come il ricordo, che quella cosa dovesse emozionarmi. Come se me l'avessero detto, ma ora, non ne capivo il perchè. Anzi, più la guardavo, più mi sembrava strana. Era come una terza tetta che era spuntata a mia moglie sulla pancia. Non mi faceva ridere come idea, ma era quello che iniziava a sembrarmi.
Mi ero svegliato due ore prima. E mia moglie ha detto che avevo dormito per sette giorni dopo l'operazione. Che non sapevano che era successo né perchè. E aveva detto anche altre cose che sinceramente non ricordo. In seguito scoprii che erano gli antidolorifici che mi facevano sentire così rintronato.
Appena svegliato, mi avevano portato a fare una tac. O una roba strana. Fatto sta che se i medici avevano un viso preoccupato quando mi hanno visto sveglio, dopo sembrava avessero visto un fantasma. Mia moglie che avevo salutato prima di fare la tac la rivedevo solo ora. Chissà dove era stata quelle due ore. Magari non erano due ore.
« buongiorno, signora bianchi. Signor Bianchi... come sta? ». Era la voce di Labortini, il primario. Mi voltai e mi accorsi che mi guardava dietro a quei suoi occhiali senza montatura. Non so, sentivo che la domanda era stupida, ma non mi toccava minimamente la cosa. Mia moglie sobbalzò e mi guardò. Non so perché. Forse non voleva farmi credere che mi aveva ignorato deliberatamente. Sul momento non capii e non mi preoccupai. Sentivo la puzza d'alcool e del mio catetere salire come miasmi da sotto al letto.
« Dottore salve... allora, mi dica » disse mia moglie. Aveva una voce melodiosa, è vero. Ma la ricordavo migliore. E ora che la guardavo, vedevo tante rughe che non avevo visto. Una curva sul naso e un leggero strabismo, che prima non avevo mai notato. E sì che conosco mia moglie da dieci anni, eh? « Eh signora. Si sieda ». Io guardai Labortini con tanto d'occhi. Dire « Si sieda » ad una moglie che è al capezzale del marito è come se le dicesse di iniziare a pensare al funerale. La cosa mi annoiava però. Mi misi in standby. Fu la prima volta, col tempo imparai a farlo sempre. Lasciavo che la gente parlasse. Coglievo giusto tre o quattro parole e annuivo. Se proprio volevo che la smettessero di rompermi le palle sorridevo.
Il medico non mi guardò mai mentre spiegava a mia moglie.
«E' tutto molto strano signora. Il tumore è andato via, lo abbiamo tolto. Non dovrà fare nemeno le chemio, pensi! » diceva. Mia moglie non è scema. Forse a pensarci è sempre stata sempliciotta, ma in fondo questo non era pregiudiziale per la sua intelligenza. Mia moglie non fece una piega. La guardai incuriosito. Mi chiedessi se le fosse preso un accidenti.
Lambortini capì cosa voleva mia moglie, meglio di me. « Ma c'è stata una complicanza, vede. Una cosa molto rara, in effetti, vede. Il tumore ha attaccato la zona sotto l'ippocampo. Sa l'ippocampo è la sede della memoria, vede. Ma non l'ha intaccata, eh? O almeno, non la memoria normale. Vede... » Io odio la gente che ripete una cosa che non c'entra niente. Che cazzo deve vedere mia moglie? Non vede niente, mica ho una lastra in testa? E mi resi conto che pensai a questa cosa senza arrabbiarmi, ma nemmeno senza ridere. Semplicemente capii questo collegamento. « Ecco, l'Amigdala l'abbiamo dovuta proprio esportare. Era oramai andata... » Io ero già in standby. Forse lo era mia moglie. Lo aveva fatto preventivamente per non stare male. O forse no? Dopo mi spiegò un po'. In pratica mi disse « Non sai più avere sentimenti. Non sanno dirti quali hai e quali non hai. Semplicemente per loro, tu ora sei privo di sentimenti. Al massimo avrai pulsioni pseudo-animali, grazie ad altre ghiandole ma avendo perso l'amigdala non potrai sentire molte cose. Nemmeno la rabbia, la paura. » E dici "l'amore" che è la cosa che stai pensando. E' chiaro, ti si legge in faccia. In realtà penasvo che la cosa mi sconvolgesse. Invece mi lasciava indifferente. Per qualche minuto restammo in seconda. Poi la mia faccia bendata da ebete deve aver convinto mia moglie a parlare, «Forse potremmo provare un trapianto ha detto il dottore. Ma è una cosa mai fatta, sarebbe molto rischioso.». Ho capito, vuoi che faccia l'operazione. In realtà non me ne fregava niente proprio. Anzi ora mi aveva scocciato un po'. Il medico ci aveva lasciati soli, mentre mia moglie mi parlava. Io annuivo e tentavo di non sorridere mai. Ad un tratto la vedo che piange. E capisco una cosa. Capisco che il fatto che la cosa non mi disturbi è collegato al fatto che non provo più nessun sentimento. Lei mi guarda. La vedo quasi piegare appena le spalle, per fare in modo che io l'abbracci da dietro, come ho fatto sempre in passato. Mi sono issato appena, e l'ho guardata. La vedevo in attesa. Come un cane che aspetta la ciotola, lei aspettava le mie attenzioni. « Amore... i medici non sanno fino a che punto questo influenzerà il tuo carattere,,. rapporti interpersonali. » E nel dirlo pareva che stava là ad aspettarmi. Poi si è avvicinata. Io non sentivo neinte, solo l'odore del fumo della sigaretta che aveva fumato da poco di nascosto. E mi ha baciato. Ed io ero là. Non sapevo nemmeno dove iniziare, sebbene stessi per diventare padre. E non mi interessava nè la moglie nè la figlia. E lei mi baciò, dopo un'ennesima pausa. Che schifo. Sentivo la sua lingua aspettare la mia. Sentivo che mi abbracciava mentre tubi stranii non mi uscivano. « Ma tu mi ami ancora, vero?« « Certo, certo che ti amo« risposi io. Lei uscìì dalla stanza ed io, mi misi a dormire. Finalmente.
Iscriviti a:
Commenti sul post (Atom)
Unitended.
mercoledì 17 novembre 2010 by Solodallamente
"Ero steso tra tanti lenzuoli candidi, ruvidi e assolutamente scomodi. Avevo una benda che mi stringeva in testa e mi pizzicava fastidiosamente il cuio capelluto. Mi portai una mano alla testa. Avvertii un dolore immenso e una fatica immane: il mio braccio pareva pesare tre volte il solito e io sentivo di avere un terzo della mia solita forza. Quando la pelle dei polpastrelli incontrò il cuoio capelluto sentii solamente gli spuntoni morbidi dei capelli tagliati a zero. Feci ricadere pesantamente e con poca grazia il braccio. Non avvertii niente. Avevo sempre amato tanto i miei capelli mori.
La porta cigolò ed entrò mia moglie. Era bella, questo lo capivo ancora. Indossava un vestito in seta, che le rendeva belle anche le forme morbide dovute alla gravidanza incombente. Non mi aveva guardato, pareva pensare. Forse credeva io dormissi. In seguito seppi che non mi guardò apposta quella volta. Non le dissi niente, non sapevo che dirle in realtà. Le posai gli occhi sulla pancia. Mi spaventai. Era la solita pancia da settimo mese di gravidanza. Ma non sentivo niente. Non mi provocava reazioni. Avevo come il ricordo, che quella cosa dovesse emozionarmi. Come se me l'avessero detto, ma ora, non ne capivo il perchè. Anzi, più la guardavo, più mi sembrava strana. Era come una terza tetta che era spuntata a mia moglie sulla pancia. Non mi faceva ridere come idea, ma era quello che iniziava a sembrarmi.
Mi ero svegliato due ore prima. E mia moglie ha detto che avevo dormito per sette giorni dopo l'operazione. Che non sapevano che era successo né perchè. E aveva detto anche altre cose che sinceramente non ricordo. In seguito scoprii che erano gli antidolorifici che mi facevano sentire così rintronato.
Appena svegliato, mi avevano portato a fare una tac. O una roba strana. Fatto sta che se i medici avevano un viso preoccupato quando mi hanno visto sveglio, dopo sembrava avessero visto un fantasma. Mia moglie che avevo salutato prima di fare la tac la rivedevo solo ora. Chissà dove era stata quelle due ore. Magari non erano due ore.
« buongiorno, signora bianchi. Signor Bianchi... come sta? ». Era la voce di Labortini, il primario. Mi voltai e mi accorsi che mi guardava dietro a quei suoi occhiali senza montatura. Non so, sentivo che la domanda era stupida, ma non mi toccava minimamente la cosa. Mia moglie sobbalzò e mi guardò. Non so perché. Forse non voleva farmi credere che mi aveva ignorato deliberatamente. Sul momento non capii e non mi preoccupai. Sentivo la puzza d'alcool e del mio catetere salire come miasmi da sotto al letto.
« Dottore salve... allora, mi dica » disse mia moglie. Aveva una voce melodiosa, è vero. Ma la ricordavo migliore. E ora che la guardavo, vedevo tante rughe che non avevo visto. Una curva sul naso e un leggero strabismo, che prima non avevo mai notato. E sì che conosco mia moglie da dieci anni, eh? « Eh signora. Si sieda ». Io guardai Labortini con tanto d'occhi. Dire « Si sieda » ad una moglie che è al capezzale del marito è come se le dicesse di iniziare a pensare al funerale. La cosa mi annoiava però. Mi misi in standby. Fu la prima volta, col tempo imparai a farlo sempre. Lasciavo che la gente parlasse. Coglievo giusto tre o quattro parole e annuivo. Se proprio volevo che la smettessero di rompermi le palle sorridevo.
Il medico non mi guardò mai mentre spiegava a mia moglie.
«E' tutto molto strano signora. Il tumore è andato via, lo abbiamo tolto. Non dovrà fare nemeno le chemio, pensi! » diceva. Mia moglie non è scema. Forse a pensarci è sempre stata sempliciotta, ma in fondo questo non era pregiudiziale per la sua intelligenza. Mia moglie non fece una piega. La guardai incuriosito. Mi chiedessi se le fosse preso un accidenti.
Lambortini capì cosa voleva mia moglie, meglio di me. « Ma c'è stata una complicanza, vede. Una cosa molto rara, in effetti, vede. Il tumore ha attaccato la zona sotto l'ippocampo. Sa l'ippocampo è la sede della memoria, vede. Ma non l'ha intaccata, eh? O almeno, non la memoria normale. Vede... » Io odio la gente che ripete una cosa che non c'entra niente. Che cazzo deve vedere mia moglie? Non vede niente, mica ho una lastra in testa? E mi resi conto che pensai a questa cosa senza arrabbiarmi, ma nemmeno senza ridere. Semplicemente capii questo collegamento. « Ecco, l'Amigdala l'abbiamo dovuta proprio esportare. Era oramai andata... » Io ero già in standby. Forse lo era mia moglie. Lo aveva fatto preventivamente per non stare male. O forse no? Dopo mi spiegò un po'. In pratica mi disse « Non sai più avere sentimenti. Non sanno dirti quali hai e quali non hai. Semplicemente per loro, tu ora sei privo di sentimenti. Al massimo avrai pulsioni pseudo-animali, grazie ad altre ghiandole ma avendo perso l'amigdala non potrai sentire molte cose. Nemmeno la rabbia, la paura. » E dici "l'amore" che è la cosa che stai pensando. E' chiaro, ti si legge in faccia. In realtà penasvo che la cosa mi sconvolgesse. Invece mi lasciava indifferente. Per qualche minuto restammo in seconda. Poi la mia faccia bendata da ebete deve aver convinto mia moglie a parlare, «Forse potremmo provare un trapianto ha detto il dottore. Ma è una cosa mai fatta, sarebbe molto rischioso.». Ho capito, vuoi che faccia l'operazione. In realtà non me ne fregava niente proprio. Anzi ora mi aveva scocciato un po'. Il medico ci aveva lasciati soli, mentre mia moglie mi parlava. Io annuivo e tentavo di non sorridere mai. Ad un tratto la vedo che piange. E capisco una cosa. Capisco che il fatto che la cosa non mi disturbi è collegato al fatto che non provo più nessun sentimento. Lei mi guarda. La vedo quasi piegare appena le spalle, per fare in modo che io l'abbracci da dietro, come ho fatto sempre in passato. Mi sono issato appena, e l'ho guardata. La vedevo in attesa. Come un cane che aspetta la ciotola, lei aspettava le mie attenzioni. « Amore... i medici non sanno fino a che punto questo influenzerà il tuo carattere,,. rapporti interpersonali. » E nel dirlo pareva che stava là ad aspettarmi. Poi si è avvicinata. Io non sentivo neinte, solo l'odore del fumo della sigaretta che aveva fumato da poco di nascosto. E mi ha baciato. Ed io ero là. Non sapevo nemmeno dove iniziare, sebbene stessi per diventare padre. E non mi interessava nè la moglie nè la figlia. E lei mi baciò, dopo un'ennesima pausa. Che schifo. Sentivo la sua lingua aspettare la mia. Sentivo che mi abbracciava mentre tubi stranii non mi uscivano. « Ma tu mi ami ancora, vero?« « Certo, certo che ti amo« risposi io. Lei uscìì dalla stanza ed io, mi misi a dormire. Finalmente.
Iscriviti a:
Commenti sul post (Atom)
0 volte dentro te.:
Posta un commento