And I'll take everything / from this life.
- martedì 2 marzo 2010
E' finita la sessione d'esame e riabituarmi ad avere meno da fare è sconvolgente, disarmante. Non è tanto per la noia, quanto per il fatto che è apparenza; c'è tanto, troppo da fare. E' come se guardando avanti a te, vedi tutto, tranne la fine e l'inizio di quello che devi fare, del mondo che devi far girare, che devi cambiare, spingere e spostare, salvare e modificare.
E allora dove vado? Qui, lì? Questo lo devo fare io? E' mia competenza? Tocca a me questo?
E nell'incertezza rispondo sempre di sì, che tutto dipende da me, che io devo agire, cambiare, muovere, correre, scappare e fuggire.
E dove cominciare? Come disse qualcuno "iniziamo dall'inizio", ma dov'è questo inizio? E se fallisco? Se mi fermassi? Se trovassi la mi solitudine ad attendermi in qualche parte?
Come la combatterei, da solo? Ed ecco che se stare da solo alla mia casa all'università è rilassante in certi casi, in altri diventa opprimente. Sento quasi il silenzio cadermi in testa e allora metto su qualche video da youtube, qualcosa che mi faccia compagnia. Poi però finisce, come tutto del resto e non so più come fare. Rimetto un altro, metto la riproduzione casuale e ricado in quella presa in giro.
Forse si tratta semplicemente di ritrovare un nuovo equilibrio, o forse, un equilibrio che non ho mai avuto. Forse è la paura che questo sole che filtra dalla tapparella mi fa, ricordandomi che a breve sarà primavera. La vita prenderà a sgocciolare nelle giornate assolate, partendo dalle risate e dalle note di qualche canzonetta che scappa. Un po' come oggi, che fuori alla mensa, alle panche di legno, c'era quel gruppo di ragazzi che cantavano canzoni di mino reitano e qualche classico indie inglese, brit rock accompagnati da chitarra e armonica.
Sentivo quelle voci rincorrermi, macchiandomi irremediabilmente con quella maledetta vita, linfa, clorofilla di gioia. Perchè non riesco ad infettarmi nuovamente? Non conosco i miei desideri e non ho voglia di interpretarli. Vorrei abbandonarmi sotto al sole, senza pensieri, cantando accompagnato da una chitarra. Con attorno a me, le voci amiche, che carezzano l'anima. Vorrei tanto, ma è come se non volessi niente.
Come un moderno Dottor Jackill, nascondo il mio Mister Hyde. O forse, è Hyde che oramai, ricaccia via Jackill, quando tenta di uscire fuori?
Perchè tante domande, mi chiedo. Perchè non ho una risposta, un punto fisso? Perchè nel mio cielo le stelle non sono mai immobili, ma scappano, scompaiono, cambiano posto? Perchè la mia Stella Polare è così fedifraga da non esistere nemmeno?
A volte, ribadisco, vorrei solamente godermi un momento di vita piena. Mi viene in mente la sensazione provata durante una passeggiata alle ramblas. Alzai le mani e le tesi parallele al suolo; sentivo come una corrente, un flusso, qualcosa di metafisico, fatto di energia, di vita vera, che traspirava in quella città che tanto amo.
E non voglio nemmeno pensarci a Barcellona. Non voglio pensare alla Specialistica nè tantomeno a cosa farò una volta pubblicato questo post. Non voglio pensare a chi lo leggerà e a chi non lo farà.
Ma sono veramente in grado?
No, non lo sono.
Sono vittima della bisogna di conferme, della ricerca della Stella Polare. Mostro oramai praticamente ovunque un lato cinico, acido e glaciale, ma i vortici e i mulinelli tempestosi che mi affogano l'anima non smettono di essere. Ma, del resto, cosa importa?
Ad ogni modo, ho deciso cosa farò appena finito di scrivere.
Aprirò la mia moleskine nera, sopravvivendo all'aspetto orrendo che hanno le pagine lasciate bianche in questi giorni d'esame. Prenderò una penna, dopo aver tolto quelle scariche dal portapenne. Inizierò a scrivere tutto quello che la mia mente abbraccia, ordinandolo in base decrescente di egoismo. Richiuderò la mia Moleskine, con il suo elastico nero opaco. La poserò e indosserò il mio mantello rosso, pronto a salvare nuovamente il mondo questa notte.
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And I'll take everything / from this life.
martedì 2 marzo 2010 by Solodallamente
E' finita la sessione d'esame e riabituarmi ad avere meno da fare è sconvolgente, disarmante. Non è tanto per la noia, quanto per il fatto che è apparenza; c'è tanto, troppo da fare. E' come se guardando avanti a te, vedi tutto, tranne la fine e l'inizio di quello che devi fare, del mondo che devi far girare, che devi cambiare, spingere e spostare, salvare e modificare.
E allora dove vado? Qui, lì? Questo lo devo fare io? E' mia competenza? Tocca a me questo?
E nell'incertezza rispondo sempre di sì, che tutto dipende da me, che io devo agire, cambiare, muovere, correre, scappare e fuggire.
E dove cominciare? Come disse qualcuno "iniziamo dall'inizio", ma dov'è questo inizio? E se fallisco? Se mi fermassi? Se trovassi la mi solitudine ad attendermi in qualche parte?
Come la combatterei, da solo? Ed ecco che se stare da solo alla mia casa all'università è rilassante in certi casi, in altri diventa opprimente. Sento quasi il silenzio cadermi in testa e allora metto su qualche video da youtube, qualcosa che mi faccia compagnia. Poi però finisce, come tutto del resto e non so più come fare. Rimetto un altro, metto la riproduzione casuale e ricado in quella presa in giro.
Forse si tratta semplicemente di ritrovare un nuovo equilibrio, o forse, un equilibrio che non ho mai avuto. Forse è la paura che questo sole che filtra dalla tapparella mi fa, ricordandomi che a breve sarà primavera. La vita prenderà a sgocciolare nelle giornate assolate, partendo dalle risate e dalle note di qualche canzonetta che scappa. Un po' come oggi, che fuori alla mensa, alle panche di legno, c'era quel gruppo di ragazzi che cantavano canzoni di mino reitano e qualche classico indie inglese, brit rock accompagnati da chitarra e armonica.
Sentivo quelle voci rincorrermi, macchiandomi irremediabilmente con quella maledetta vita, linfa, clorofilla di gioia. Perchè non riesco ad infettarmi nuovamente? Non conosco i miei desideri e non ho voglia di interpretarli. Vorrei abbandonarmi sotto al sole, senza pensieri, cantando accompagnato da una chitarra. Con attorno a me, le voci amiche, che carezzano l'anima. Vorrei tanto, ma è come se non volessi niente.
Come un moderno Dottor Jackill, nascondo il mio Mister Hyde. O forse, è Hyde che oramai, ricaccia via Jackill, quando tenta di uscire fuori?
Perchè tante domande, mi chiedo. Perchè non ho una risposta, un punto fisso? Perchè nel mio cielo le stelle non sono mai immobili, ma scappano, scompaiono, cambiano posto? Perchè la mia Stella Polare è così fedifraga da non esistere nemmeno?
A volte, ribadisco, vorrei solamente godermi un momento di vita piena. Mi viene in mente la sensazione provata durante una passeggiata alle ramblas. Alzai le mani e le tesi parallele al suolo; sentivo come una corrente, un flusso, qualcosa di metafisico, fatto di energia, di vita vera, che traspirava in quella città che tanto amo.
E non voglio nemmeno pensarci a Barcellona. Non voglio pensare alla Specialistica nè tantomeno a cosa farò una volta pubblicato questo post. Non voglio pensare a chi lo leggerà e a chi non lo farà.
Ma sono veramente in grado?
No, non lo sono.
Sono vittima della bisogna di conferme, della ricerca della Stella Polare. Mostro oramai praticamente ovunque un lato cinico, acido e glaciale, ma i vortici e i mulinelli tempestosi che mi affogano l'anima non smettono di essere. Ma, del resto, cosa importa?
Ad ogni modo, ho deciso cosa farò appena finito di scrivere.
Aprirò la mia moleskine nera, sopravvivendo all'aspetto orrendo che hanno le pagine lasciate bianche in questi giorni d'esame. Prenderò una penna, dopo aver tolto quelle scariche dal portapenne. Inizierò a scrivere tutto quello che la mia mente abbraccia, ordinandolo in base decrescente di egoismo. Richiuderò la mia Moleskine, con il suo elastico nero opaco. La poserò e indosserò il mio mantello rosso, pronto a salvare nuovamente il mondo questa notte.
2 commenti:
- utente anonimo ha detto...
-
martedì, 02 marzo, 2010
-
Prova solo a rilassarti.
- Love_Artist ha detto...
-
giovedì, 04 marzo, 2010
-
Sai Aldo, in alcune parti mi rivedo terribilemente. Una sensazione strana mi pervade, una sensazione alla quale non credo abbiamo già dato un nome. E provo a pensare perchè è cosi..perchè si provano determinate sensazioni quando leggi qualcosa di qualcuno. Poi..ad un tratto...dici cose cosi lontane da me..così estranee al mio modo di vedere la vita..che mi sento disorientato. Come posso essere specchio di una cosa che non penso. Per aiutarti a capire non ti dirò di cosa sto parlando.
Silvio Squillante.
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2 volte dentro te.:
Prova solo a rilassarti.
Sai Aldo, in alcune parti mi rivedo terribilemente. Una sensazione strana mi pervade, una sensazione alla quale non credo abbiamo già dato un nome. E provo a pensare perchè è cosi..perchè si provano determinate sensazioni quando leggi qualcosa di qualcuno. Poi..ad un tratto...dici cose cosi lontane da me..così estranee al mio modo di vedere la vita..che mi sento disorientato. Come posso essere specchio di una cosa che non penso. Per aiutarti a capire non ti dirò di cosa sto parlando.
Silvio Squillante.
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