Taran_ta.


Alcune giornate ti scappano dalle mani.
Vedi che tutto inserabilmente va come non vuoi che vada, che tu te lo sia aspettato o meno, e non sai che fare.
Ti aggrappi, infilzando le unghie dove puoi, dove riesci. Ferisci a destra e a manca, perchè vuoi essere saldo, fermo, non farti trascinare.
Poi cosa? Cosa succede quando vorresti convidere il peso? Quel peso che ignori, guardando fuori e non guardandoti dentro? Che senti quella specie di acido lattico al cuore, aumentare, acuirsi, farsi più inteso. Speri che ti collassi, il cuore, così magari tutto finisce.
Non sai con chi parlare, anzi,  non so cono chi parlare. Ma non solo di cose brutte; non so con chi parlare di libri, di musica, dei progetti, di cultura. No, è inutile. Non so con chi parlarne. Non posso parlare dei miei problemi, non posso, perchè non voglio influenzare i comportamenti nei miei confronti. Non mi sento libero, di aprirmi, di palrare senza tante remore, tanti filtri.
E allora cosa? Ingoi, e tiri avanti.
Giorno, dopo giorno.
Te lo tieni per te, lo scrivi sul blog, ragioni con te stesso a livelli patologici. Qualche volta fantastichi su qualche persona che intravedi per strada: ti immagini se quella potrebbe essere giusta, se con questo o quella, potresti finalmente sentirti capito, libero, leggero.
Pensandoci, non solo con le persone, ma anche con la vita.
Sì, perchè la vita a volte può essere leggera. C'è quella stupenda sensazione, dell'aria fresca di sera, della vita che scorre. Delle cose belle da fare, del passeggiare senza motivo, dell'uscire per fare due passi. E nvece no. Invece gabbie, sbarre e vent'anni che arrivano. Arrivano vuoti. Ne valgono nemmeno tre. Anzi, trè.
E ora, fine.

1 volte dentro te.:

utente anonimo ha detto...

vorrei vedere le stesse cose che vedi tu, ma differenze e distanze non riescono ad unirci. Nemmeno quelle.

Posta un commento

Taran_ta.

venerdì 4 giugno 2010


Alcune giornate ti scappano dalle mani.
Vedi che tutto inserabilmente va come non vuoi che vada, che tu te lo sia aspettato o meno, e non sai che fare.
Ti aggrappi, infilzando le unghie dove puoi, dove riesci. Ferisci a destra e a manca, perchè vuoi essere saldo, fermo, non farti trascinare.
Poi cosa? Cosa succede quando vorresti convidere il peso? Quel peso che ignori, guardando fuori e non guardandoti dentro? Che senti quella specie di acido lattico al cuore, aumentare, acuirsi, farsi più inteso. Speri che ti collassi, il cuore, così magari tutto finisce.
Non sai con chi parlare, anzi,  non so cono chi parlare. Ma non solo di cose brutte; non so con chi parlare di libri, di musica, dei progetti, di cultura. No, è inutile. Non so con chi parlarne. Non posso parlare dei miei problemi, non posso, perchè non voglio influenzare i comportamenti nei miei confronti. Non mi sento libero, di aprirmi, di palrare senza tante remore, tanti filtri.
E allora cosa? Ingoi, e tiri avanti.
Giorno, dopo giorno.
Te lo tieni per te, lo scrivi sul blog, ragioni con te stesso a livelli patologici. Qualche volta fantastichi su qualche persona che intravedi per strada: ti immagini se quella potrebbe essere giusta, se con questo o quella, potresti finalmente sentirti capito, libero, leggero.
Pensandoci, non solo con le persone, ma anche con la vita.
Sì, perchè la vita a volte può essere leggera. C'è quella stupenda sensazione, dell'aria fresca di sera, della vita che scorre. Delle cose belle da fare, del passeggiare senza motivo, dell'uscire per fare due passi. E nvece no. Invece gabbie, sbarre e vent'anni che arrivano. Arrivano vuoti. Ne valgono nemmeno tre. Anzi, trè.
E ora, fine.

1 commenti:

utente anonimo ha detto...

vorrei vedere le stesse cose che vedi tu, ma differenze e distanze non riescono ad unirci. Nemmeno quelle.

Posta un commento