Curtain fall.



"Il sogno di Milena si stava realizzando. Sentiva il pizzicorio del sudore che i riflettori invogliavano a scendere sul trucco di scena. Il prurito dei pizzi del tutu azzurro pizzicava sulle braccia e i capelli stretti in uno chignon perfetto, tiravano leggermente quando ruotava il capo. Eppure era lì, in un teatro enorme con tante pupille che si muovenano caleidoscopiche nel seguirla quando danzava. Erano tante fiammelle agli occhi di Melissa, che la seguivano avidamente sulle note di musica classica della variazione che stava eseguendo. Poi la luce cambiò, si fece tenue. Erano esigenze di scenografia. Portò coraggiosamente un'occhiata sul pubblico. Come se il destino volesse spingerla, inquadrò le persone che aveva sacrificato per essere su quel palco con le doghe di legno e i sipari di velluto rosso.



C'era Matteo seduto in prima fila, leaterale. Era sicura che l'aveva scelto di proposito, per non farsi vedere. Era sempre stato così con Matteo, tante attenzioni da parte sua e poco amore da parte di Milena. Eppure lui era stato il suo complice, l'aveva sempre aiutata a realizzare i suoi sogni. Ma mancava un passo, un'ultima scalata per potercela fare.  « E' tutto quello che ho sempre voluto, Matti » gli disse qualche mese prima. « Lui che c'entra, con questo? » Lei aveva taciuto, rigirando il cucchiaino gelido nel cappuccino oramai freddo. Decidere se dire la verità o mentire non è facile come sembra. Poi optò per la bugia. « Lo amo, da qualche mese oramai. » Si chiese sempre se era stata una sua illusione o se aveva davvero sentito il cuore di Matteo infrangersi in tante scaglie taglienti davanti a Lei. Però la faccia di Lui era impassibile e Lei finse che tutto fosse okay. Lui si alzò e la guardò « Questi cinque anni almeno mi hanno insegnato quando menti » disse lui e lei capì che aveva capito la verità. La verità che faceva più schifo della bugia, nonostante tutto. Non alzò lo sguardo Milena, guardava i grumi di caffè che si addensavano sulle pareti del bicchiere lungo in cui era versato il cappuccino. Non avrebbe distolto gli occhi nemmeno se ne fosse andato della sua stessa vita. « Io vado, Milly. Ti amo » salutò Matteo e lei non lo vide più. Almeno, non l'aveva visto fino a quella sera. Ed eccolo lì ora, con i suoi capelli ricci e l'aria da ragazzino sognatore che si arrampicava sulla sua barba brillante, che abbracciava le sue labbra piene. Aveva messo lo smoking. Era una promessa che si erano fatti molti anni prima, quando Lei passò il suo primo provino per uno spettacolo in teatro. « Quando sarai famosa, io avrò lo smoking del colore del tuo tutu ». La luce della sala ora era tutta turchese scuro, ma Milena era convinta che Matteo aveva indossato lo smoking del colore del suo tutu, che non fosse un semplice caso.



Mentre si muoveva automaticamente quasi, nei passi imparati e provati con sangue e sudore, lo sugardo cadde su uno spiraglio delle quinte. Ecco, lui. Il lui per cui aveva detto addio a Matteo. Era lì che la guardava adorante, con la sua faccia sudata e gli occhietti acquosi. Milena non potè notare come sembrasse più brutto, dopo aver guardato Matteo stesso. Eppure lei sapeva che il suo essere lì, a realizzare ciò che voleva da dodici e passa anni della sua vita era grazie a lui. Certo, se l'era guadagnata. Aveva lasciato l'uomo che amava per andare a letto con lui, che era un grande critico di balletto. Lei si era sentita una schifezza per i primi mesi della loro relazione. Poi pensò che del resto era un peso che era disposta ad accettare. Non sarebbe stata giovane e bella per sempre, non avrebbe potuto sfondare nel balletto per molto ancora e doveva agire ora. Aveva detto addio a Matteo, aveva aperto le gambe a qualcuno per ottenere qualcosa che sentiva di meritare. In effetti, si era detta più volte Milena, di essere perfettamente con la coscienza a posto.  Ed ora eccolo che la guardava raggiante tra le forme sinuose della tenda di scena. Milena era contenta di non dover sorridere in quel momento: infondo magari lo avrebbe potuto lasciare dopo un po', quando la sua fama non avrebbe avuto bisogno di spintarelle. Distolse lo sguardo, mentre la luce diventava rossa per altre esigenze di scena.

Ed ecco sua madre e suo padre. Eccoli lì, in terza fila. Suo padre la guardava ballare, sua madre invece era a fissare il programma che stringeva aperto nella mano destra. Eppure gli occhi fissi nello stesso punto, dissero a Milena che sua madre non stava leggendo niente in realtà. Erano entrambi eleganti, ben vestiti. Si domandò dove avessero preso i soldi per i biglietti e si chiese se avrebbe dovuto sentirsi in colpa. Effettivamente, anche volendo, i biglietti non li avrebbe potuti avere gratuitamente. Eppure un rimorso blando la sfiorò. Contemporaneamente si sovrappose l'immagine di quando andò via di casa qualche mese prima, dopo aver lasciato Matteo in realtà. « Tu devi continuare gli studi! Io e tuo padre abbiamo fatto tantissimi sacrifici per ...» « Io non continuo un cazzo, mamma. Io voglio fare la ballerina, non me ne fotte niente dell'Università, intesi?!» « La ballerina! Sentitela! Lo sai che è un mondo dove oggi ci sei e domani ti tagliano fuori, io non voglio che butti la tua vita e magari ti ritrovi con un pugno di mosche! » « Mamma solo perché tu sei stata una ballerina fallita, non vuol dire che lo sia io, intesi? Io ce la farò, io ballerò sui palchi di tutto il mondo e tu non sarai invitata, perché non mi hai mai appoggiata: MAI. E il motivo sai qual è, mamma? Che sei sempre stata gelosa del fatto che davanti a me c'è davvero un futuro nel balletto, quello che volevi tu ma è stato dato a me invece! ». Si era chiesta se tanta cattiveria fosse qualcosa di sentito, o semplicemente qualcosa di tirato dalla circostanza. Ma non si era data una risposta. Fatto sta che aveva fatto la borsa ed era andata via di casa. Del resto c'era lui che aveva una stanza in più, Milena era la benvenuta. Solo dopo un po' suo padre le aveva telefonato, chiedendole di mantenere almeno dei rapporti formali. « Finché mamma non si scusa, non credo sia il caso papà » gli aveva risposto, prima di sentire un sospiore da suo padre. Fortunatamente loro due potevan oparlare e ogni tanto Milena aveva sentito la voglia di dire "passami la mamma dai" ma qualcosa l'aveva fermata. Ed ora eccoli, dopo quanti mesi. Li aveva traditi, entrambi.

Eppure ora era là, nonostante il critico, Matteo e i suoi genitori. Era lì, con quelle pupille attente che la seguivano e il sudore che le sfiorava il viso disegnandone i tratti, a causa della luce calda dei riflettori. Aveva distrutto la vita di Milena, aveva lasciato dietro di sé un cumulo di macerie, ma aveva costruito le fondamenta per una carriera nel mondo del balletto. Se questo era il prezzo, era disposto a pagarlo. Ed eccola volteggiare, come una libellula, sulle note di quella variazione. Si sentiva quasi il colore che partiva dalla sua danza, il gusto dei suoi movimenti. Era lì, inafferrabile e perfetta. Era una meraviglia vederla così aggrazziata che quando la presa dell'altro ballerino non andò bene, facendola finire come una piccola meteora azzurrina sul palco per qualche istante si era pensato ad una parte studiata. Eppure non lo era. Milena era a terra, dolorante. La gamba sinistra piegata ina maniera irregolare, che pulsava. O bruciava. Non sapeva dirlo, il dolore era solo troppo forte. Iniziò a piangere e ben presto dimenticò della gamba. Guardò con disperazione verso il pubblico, un pubblico che non avrebbe rivisto. Una frattura scomposta non ti fa ballare più com prima, qualunque cosa tu faccia. I paramedici accorsero velocemente. Le tastarono con ferri roventi, che poi Milena scoprì essere le loro dita. Non voleva essere curata, voleva solo morire. Guardò ancora il pubblico, che ora era interdetto ad osservare la scena. Tentò di  non piangere, fino a quando vede ancora il critico guardarla con aria basita dietro la tenda del sipario, poi c'erano i suoi genitori che stavano già sbracciando per raggiungere il palco. E poi c'era Matteo, che non s'era avvicinato. Era fermo, al suo posto. Le luci in sala erano tornate normali. E Matteo, indossava uno smoking turchese, alla fine.

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Curtain fall.

domenica 5 giugno 2011



"Il sogno di Milena si stava realizzando. Sentiva il pizzicorio del sudore che i riflettori invogliavano a scendere sul trucco di scena. Il prurito dei pizzi del tutu azzurro pizzicava sulle braccia e i capelli stretti in uno chignon perfetto, tiravano leggermente quando ruotava il capo. Eppure era lì, in un teatro enorme con tante pupille che si muovenano caleidoscopiche nel seguirla quando danzava. Erano tante fiammelle agli occhi di Melissa, che la seguivano avidamente sulle note di musica classica della variazione che stava eseguendo. Poi la luce cambiò, si fece tenue. Erano esigenze di scenografia. Portò coraggiosamente un'occhiata sul pubblico. Come se il destino volesse spingerla, inquadrò le persone che aveva sacrificato per essere su quel palco con le doghe di legno e i sipari di velluto rosso.



C'era Matteo seduto in prima fila, leaterale. Era sicura che l'aveva scelto di proposito, per non farsi vedere. Era sempre stato così con Matteo, tante attenzioni da parte sua e poco amore da parte di Milena. Eppure lui era stato il suo complice, l'aveva sempre aiutata a realizzare i suoi sogni. Ma mancava un passo, un'ultima scalata per potercela fare.  « E' tutto quello che ho sempre voluto, Matti » gli disse qualche mese prima. « Lui che c'entra, con questo? » Lei aveva taciuto, rigirando il cucchiaino gelido nel cappuccino oramai freddo. Decidere se dire la verità o mentire non è facile come sembra. Poi optò per la bugia. « Lo amo, da qualche mese oramai. » Si chiese sempre se era stata una sua illusione o se aveva davvero sentito il cuore di Matteo infrangersi in tante scaglie taglienti davanti a Lei. Però la faccia di Lui era impassibile e Lei finse che tutto fosse okay. Lui si alzò e la guardò « Questi cinque anni almeno mi hanno insegnato quando menti » disse lui e lei capì che aveva capito la verità. La verità che faceva più schifo della bugia, nonostante tutto. Non alzò lo sguardo Milena, guardava i grumi di caffè che si addensavano sulle pareti del bicchiere lungo in cui era versato il cappuccino. Non avrebbe distolto gli occhi nemmeno se ne fosse andato della sua stessa vita. « Io vado, Milly. Ti amo » salutò Matteo e lei non lo vide più. Almeno, non l'aveva visto fino a quella sera. Ed eccolo lì ora, con i suoi capelli ricci e l'aria da ragazzino sognatore che si arrampicava sulla sua barba brillante, che abbracciava le sue labbra piene. Aveva messo lo smoking. Era una promessa che si erano fatti molti anni prima, quando Lei passò il suo primo provino per uno spettacolo in teatro. « Quando sarai famosa, io avrò lo smoking del colore del tuo tutu ». La luce della sala ora era tutta turchese scuro, ma Milena era convinta che Matteo aveva indossato lo smoking del colore del suo tutu, che non fosse un semplice caso.



Mentre si muoveva automaticamente quasi, nei passi imparati e provati con sangue e sudore, lo sugardo cadde su uno spiraglio delle quinte. Ecco, lui. Il lui per cui aveva detto addio a Matteo. Era lì che la guardava adorante, con la sua faccia sudata e gli occhietti acquosi. Milena non potè notare come sembrasse più brutto, dopo aver guardato Matteo stesso. Eppure lei sapeva che il suo essere lì, a realizzare ciò che voleva da dodici e passa anni della sua vita era grazie a lui. Certo, se l'era guadagnata. Aveva lasciato l'uomo che amava per andare a letto con lui, che era un grande critico di balletto. Lei si era sentita una schifezza per i primi mesi della loro relazione. Poi pensò che del resto era un peso che era disposta ad accettare. Non sarebbe stata giovane e bella per sempre, non avrebbe potuto sfondare nel balletto per molto ancora e doveva agire ora. Aveva detto addio a Matteo, aveva aperto le gambe a qualcuno per ottenere qualcosa che sentiva di meritare. In effetti, si era detta più volte Milena, di essere perfettamente con la coscienza a posto.  Ed ora eccolo che la guardava raggiante tra le forme sinuose della tenda di scena. Milena era contenta di non dover sorridere in quel momento: infondo magari lo avrebbe potuto lasciare dopo un po', quando la sua fama non avrebbe avuto bisogno di spintarelle. Distolse lo sguardo, mentre la luce diventava rossa per altre esigenze di scena.

Ed ecco sua madre e suo padre. Eccoli lì, in terza fila. Suo padre la guardava ballare, sua madre invece era a fissare il programma che stringeva aperto nella mano destra. Eppure gli occhi fissi nello stesso punto, dissero a Milena che sua madre non stava leggendo niente in realtà. Erano entrambi eleganti, ben vestiti. Si domandò dove avessero preso i soldi per i biglietti e si chiese se avrebbe dovuto sentirsi in colpa. Effettivamente, anche volendo, i biglietti non li avrebbe potuti avere gratuitamente. Eppure un rimorso blando la sfiorò. Contemporaneamente si sovrappose l'immagine di quando andò via di casa qualche mese prima, dopo aver lasciato Matteo in realtà. « Tu devi continuare gli studi! Io e tuo padre abbiamo fatto tantissimi sacrifici per ...» « Io non continuo un cazzo, mamma. Io voglio fare la ballerina, non me ne fotte niente dell'Università, intesi?!» « La ballerina! Sentitela! Lo sai che è un mondo dove oggi ci sei e domani ti tagliano fuori, io non voglio che butti la tua vita e magari ti ritrovi con un pugno di mosche! » « Mamma solo perché tu sei stata una ballerina fallita, non vuol dire che lo sia io, intesi? Io ce la farò, io ballerò sui palchi di tutto il mondo e tu non sarai invitata, perché non mi hai mai appoggiata: MAI. E il motivo sai qual è, mamma? Che sei sempre stata gelosa del fatto che davanti a me c'è davvero un futuro nel balletto, quello che volevi tu ma è stato dato a me invece! ». Si era chiesta se tanta cattiveria fosse qualcosa di sentito, o semplicemente qualcosa di tirato dalla circostanza. Ma non si era data una risposta. Fatto sta che aveva fatto la borsa ed era andata via di casa. Del resto c'era lui che aveva una stanza in più, Milena era la benvenuta. Solo dopo un po' suo padre le aveva telefonato, chiedendole di mantenere almeno dei rapporti formali. « Finché mamma non si scusa, non credo sia il caso papà » gli aveva risposto, prima di sentire un sospiore da suo padre. Fortunatamente loro due potevan oparlare e ogni tanto Milena aveva sentito la voglia di dire "passami la mamma dai" ma qualcosa l'aveva fermata. Ed ora eccoli, dopo quanti mesi. Li aveva traditi, entrambi.

Eppure ora era là, nonostante il critico, Matteo e i suoi genitori. Era lì, con quelle pupille attente che la seguivano e il sudore che le sfiorava il viso disegnandone i tratti, a causa della luce calda dei riflettori. Aveva distrutto la vita di Milena, aveva lasciato dietro di sé un cumulo di macerie, ma aveva costruito le fondamenta per una carriera nel mondo del balletto. Se questo era il prezzo, era disposto a pagarlo. Ed eccola volteggiare, come una libellula, sulle note di quella variazione. Si sentiva quasi il colore che partiva dalla sua danza, il gusto dei suoi movimenti. Era lì, inafferrabile e perfetta. Era una meraviglia vederla così aggrazziata che quando la presa dell'altro ballerino non andò bene, facendola finire come una piccola meteora azzurrina sul palco per qualche istante si era pensato ad una parte studiata. Eppure non lo era. Milena era a terra, dolorante. La gamba sinistra piegata ina maniera irregolare, che pulsava. O bruciava. Non sapeva dirlo, il dolore era solo troppo forte. Iniziò a piangere e ben presto dimenticò della gamba. Guardò con disperazione verso il pubblico, un pubblico che non avrebbe rivisto. Una frattura scomposta non ti fa ballare più com prima, qualunque cosa tu faccia. I paramedici accorsero velocemente. Le tastarono con ferri roventi, che poi Milena scoprì essere le loro dita. Non voleva essere curata, voleva solo morire. Guardò ancora il pubblico, che ora era interdetto ad osservare la scena. Tentò di  non piangere, fino a quando vede ancora il critico guardarla con aria basita dietro la tenda del sipario, poi c'erano i suoi genitori che stavano già sbracciando per raggiungere il palco. E poi c'era Matteo, che non s'era avvicinato. Era fermo, al suo posto. Le luci in sala erano tornate normali. E Matteo, indossava uno smoking turchese, alla fine.

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