Fact: there's no place like home. Fortunately.
In secundis.
Il weekend a Roma ha avuto qualche strana conseguenza, più che altro perché si inserisce come alternativa valida a quella che è tornata ad essere la mia vita. Non riassumerò l'estate fino ad ora perché non è una cosa che mi entusiasma ora come ora. È stata una estate carina, rispetto ad altre. Ho lavorato e son uscito spesso, sicché non mi lamento troppo. Roma è dove vorrò vivere. Camminando per Roma, anche solo il fatto che sia tutto così grande, strade, piazze, monumenti, rientra nelle mie corde. Mi sembra quasi come qualcosa che ho a lungo desiderato e che ancora non posso avere, che posso solo pregustare.
Poi ti ho conosciuto lì, Venerdì sera. C'è da dire che ti conoscevo già, ma quando ti ho rivisto ti ho rivalutato. Ammetto che avevo negato la possibilità che mi piacessi anche a me stesso, sebbene una vocina me lo ripeteva. Poi però per tanti casi, ci siamo presi le mani. Ci siamo abbracciati, abbiamo ballato insieme. Ci siamo baciati e siamo sgattaiolati via, per avere la nostra intimità all'ombra di un portico enorme fatto di colonne bianco stinto. Non abbiamo voluto fare l'amore, nessuno dei due voleva. Sapevamo che era un piacere che volevamo, non quella confidenza che sapevamo entrambi essere troppo: per te era la 121, per me era la ottava su per giù. Siamo andati a casa di Sara, loro facevano progetti sul nostro domani ed entrambi invece sapevamo che non avremmo potuto continuare a nulla. Mi hai detto "ti piacerebbe se dormissi con te?" e io ti ho detto sì senza pensarci. Mi faceva piacere, ma nemmeno ti avevo detto che era tanto tanto tempo che non dormivo con qualcuno. E mi hai abbracciato, carezzato e voluto quando abbiamo condiviso il letto e la brandina. E ancora non abbiamo fatto l'amore, non ne avevamo voglia. Poi sei andato via, mi hai sorriso e sei entrato nell'ascensore di Sara che a me ricorda tanto una cabina futuristica, di quelle da film sci-fi. E me ne son andato, pensandoti ogni tanto, con la voglia di rimanre a Roma e provare a conoscere te sempre più forte, man mano che i km tra le nostre mani aumentavamo. Magari era solo la paura di tornare a piangere da solo, magari era solo la solitudine che mi stancava. Magari che cazzo ne so.
Poi rivedo te che sei metà gallese e metà inglese. British, not English. Ti avevo già visto prima di Roma e ti avevo ripensato già. Non riesco bene a capire il tuo interesse, magari per la paranoia mia. Il mio sesto empatio non funziona come dovrebbe, non con chi dovrebbe più che altro. Sento così tante cose che mi sento come Sookie, anche se in un livello diverso, emotivo e non razionale. Niente che auguro a nessuno. Poi ci rivediamo, dopo che io ho conosciuto il tuo ex per caso. E ancora capisco che c'è qualcosa che non hai seppellito con lui. Ma magari io ora spero ancora che potrò farmi strada uguale, perché sì mi interessi. Anche perché stai nella mia stessa città. E poi il primo messaggio che ho da parte tuia non per avere qualche cosa per appuntamento è "Smettila di essere pesante". E io non so, ora ti lascerò andare. Aspetterò te, o almeno spero. Ma so di essere patetico abbastanza da cercarti quando torni dal mare.
E intanto, il Covo, rimane l'unico posto dove fare questi ragionamenti ad alta voce. L'unico ed il solo, sempre.
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Uh oh, out come the skeletons.
mercoledì 24 agosto 2011 by Solodallamente
Fact: there's no place like home. Fortunately.
In secundis.
Il weekend a Roma ha avuto qualche strana conseguenza, più che altro perché si inserisce come alternativa valida a quella che è tornata ad essere la mia vita. Non riassumerò l'estate fino ad ora perché non è una cosa che mi entusiasma ora come ora. È stata una estate carina, rispetto ad altre. Ho lavorato e son uscito spesso, sicché non mi lamento troppo. Roma è dove vorrò vivere. Camminando per Roma, anche solo il fatto che sia tutto così grande, strade, piazze, monumenti, rientra nelle mie corde. Mi sembra quasi come qualcosa che ho a lungo desiderato e che ancora non posso avere, che posso solo pregustare.
Poi ti ho conosciuto lì, Venerdì sera. C'è da dire che ti conoscevo già, ma quando ti ho rivisto ti ho rivalutato. Ammetto che avevo negato la possibilità che mi piacessi anche a me stesso, sebbene una vocina me lo ripeteva. Poi però per tanti casi, ci siamo presi le mani. Ci siamo abbracciati, abbiamo ballato insieme. Ci siamo baciati e siamo sgattaiolati via, per avere la nostra intimità all'ombra di un portico enorme fatto di colonne bianco stinto. Non abbiamo voluto fare l'amore, nessuno dei due voleva. Sapevamo che era un piacere che volevamo, non quella confidenza che sapevamo entrambi essere troppo: per te era la 121, per me era la ottava su per giù. Siamo andati a casa di Sara, loro facevano progetti sul nostro domani ed entrambi invece sapevamo che non avremmo potuto continuare a nulla. Mi hai detto "ti piacerebbe se dormissi con te?" e io ti ho detto sì senza pensarci. Mi faceva piacere, ma nemmeno ti avevo detto che era tanto tanto tempo che non dormivo con qualcuno. E mi hai abbracciato, carezzato e voluto quando abbiamo condiviso il letto e la brandina. E ancora non abbiamo fatto l'amore, non ne avevamo voglia. Poi sei andato via, mi hai sorriso e sei entrato nell'ascensore di Sara che a me ricorda tanto una cabina futuristica, di quelle da film sci-fi. E me ne son andato, pensandoti ogni tanto, con la voglia di rimanre a Roma e provare a conoscere te sempre più forte, man mano che i km tra le nostre mani aumentavamo. Magari era solo la paura di tornare a piangere da solo, magari era solo la solitudine che mi stancava. Magari che cazzo ne so.
Poi rivedo te che sei metà gallese e metà inglese. British, not English. Ti avevo già visto prima di Roma e ti avevo ripensato già. Non riesco bene a capire il tuo interesse, magari per la paranoia mia. Il mio sesto empatio non funziona come dovrebbe, non con chi dovrebbe più che altro. Sento così tante cose che mi sento come Sookie, anche se in un livello diverso, emotivo e non razionale. Niente che auguro a nessuno. Poi ci rivediamo, dopo che io ho conosciuto il tuo ex per caso. E ancora capisco che c'è qualcosa che non hai seppellito con lui. Ma magari io ora spero ancora che potrò farmi strada uguale, perché sì mi interessi. Anche perché stai nella mia stessa città. E poi il primo messaggio che ho da parte tuia non per avere qualche cosa per appuntamento è "Smettila di essere pesante". E io non so, ora ti lascerò andare. Aspetterò te, o almeno spero. Ma so di essere patetico abbastanza da cercarti quando torni dal mare.
E intanto, il Covo, rimane l'unico posto dove fare questi ragionamenti ad alta voce. L'unico ed il solo, sempre.
In secundis.
Il weekend a Roma ha avuto qualche strana conseguenza, più che altro perché si inserisce come alternativa valida a quella che è tornata ad essere la mia vita. Non riassumerò l'estate fino ad ora perché non è una cosa che mi entusiasma ora come ora. È stata una estate carina, rispetto ad altre. Ho lavorato e son uscito spesso, sicché non mi lamento troppo. Roma è dove vorrò vivere. Camminando per Roma, anche solo il fatto che sia tutto così grande, strade, piazze, monumenti, rientra nelle mie corde. Mi sembra quasi come qualcosa che ho a lungo desiderato e che ancora non posso avere, che posso solo pregustare.
Poi ti ho conosciuto lì, Venerdì sera. C'è da dire che ti conoscevo già, ma quando ti ho rivisto ti ho rivalutato. Ammetto che avevo negato la possibilità che mi piacessi anche a me stesso, sebbene una vocina me lo ripeteva. Poi però per tanti casi, ci siamo presi le mani. Ci siamo abbracciati, abbiamo ballato insieme. Ci siamo baciati e siamo sgattaiolati via, per avere la nostra intimità all'ombra di un portico enorme fatto di colonne bianco stinto. Non abbiamo voluto fare l'amore, nessuno dei due voleva. Sapevamo che era un piacere che volevamo, non quella confidenza che sapevamo entrambi essere troppo: per te era la 121, per me era la ottava su per giù. Siamo andati a casa di Sara, loro facevano progetti sul nostro domani ed entrambi invece sapevamo che non avremmo potuto continuare a nulla. Mi hai detto "ti piacerebbe se dormissi con te?" e io ti ho detto sì senza pensarci. Mi faceva piacere, ma nemmeno ti avevo detto che era tanto tanto tempo che non dormivo con qualcuno. E mi hai abbracciato, carezzato e voluto quando abbiamo condiviso il letto e la brandina. E ancora non abbiamo fatto l'amore, non ne avevamo voglia. Poi sei andato via, mi hai sorriso e sei entrato nell'ascensore di Sara che a me ricorda tanto una cabina futuristica, di quelle da film sci-fi. E me ne son andato, pensandoti ogni tanto, con la voglia di rimanre a Roma e provare a conoscere te sempre più forte, man mano che i km tra le nostre mani aumentavamo. Magari era solo la paura di tornare a piangere da solo, magari era solo la solitudine che mi stancava. Magari che cazzo ne so.
Poi rivedo te che sei metà gallese e metà inglese. British, not English. Ti avevo già visto prima di Roma e ti avevo ripensato già. Non riesco bene a capire il tuo interesse, magari per la paranoia mia. Il mio sesto empatio non funziona come dovrebbe, non con chi dovrebbe più che altro. Sento così tante cose che mi sento come Sookie, anche se in un livello diverso, emotivo e non razionale. Niente che auguro a nessuno. Poi ci rivediamo, dopo che io ho conosciuto il tuo ex per caso. E ancora capisco che c'è qualcosa che non hai seppellito con lui. Ma magari io ora spero ancora che potrò farmi strada uguale, perché sì mi interessi. Anche perché stai nella mia stessa città. E poi il primo messaggio che ho da parte tuia non per avere qualche cosa per appuntamento è "Smettila di essere pesante". E io non so, ora ti lascerò andare. Aspetterò te, o almeno spero. Ma so di essere patetico abbastanza da cercarti quando torni dal mare.
E intanto, il Covo, rimane l'unico posto dove fare questi ragionamenti ad alta voce. L'unico ed il solo, sempre.
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