Me l'ero ripropsoto da tempo, insieme alla solita voglia di cambiare il template del Covo per l'ennesima volta. Mi ero riproposto di aggiornare il blog. Son un paio di mesi oramai che non ci scrivevo.
Stasera ho visto la tanta agognata puntata di Glee con la priam volta di Rachel e Finn e Kurt e Blaine. Mi aspettavo di piangere tutta la puntata... e invece, sentivo solo freddo, dalla punta dei piedi, in su. Mi sono piegato su me stesso, poggiato le ginocchia al petto, abbracciandole con le braccia. Come se ogni parte del mio corpo cercasse di confortarsi. Dentro il vuoto solito, solo più largo e logoro, più simile ad una cloaca. E poi a fine episodio, son scese. Son scese giù facendosi strada a difficoltà. Ed è qualcosa che non riesco a coniguare nei verbi, esprimere nelle parole. È come se non ci fosse niente che sia "speciale". Non amo nessuno, non mi sento amato, mi sento sottovalutato dalle persone e mie più care e da loro mi sento lontano. I giorni si rincorrono e io sono lì ad aggrapparmi a piccole cose per riempirli. Non sono mai stato un tipo che credeva nell'happy ending, ho sempre lasciato che fossero i piccoli momenti a rendermi felice. Ma ora non c'è momento che mi rende felice, non c'è pensiero di nulla che mi rifocilla. Vorrei chiudere gli occhi, entrare in quel dannato liceo e diventare un ragazzo di quel maledetto club. Innamorarmi di una persona fantastica, la famosa anima gemella contro tutto e tutti, inseguire il mio sogno senza sentire le avversità di un mondo che mi si chiude sopra, avere amici che mi facciano sentire d'esserci in ogni momento e genitori che sanno esserci, ed essere tali e non al contrario, volere loro me come genitore. E' così pesante da gestire in solitudine questa vita, è quello il problema. Non c'è una sola zona franca nella mia intera vita, un qualcuno a cui possa dire tutto, ogni singolo bolo che mi risale nella gola. La cosa più patetica che faccio, tanto vale dirla, è quella di abbracciare l'anta del mio armadio quando sto male. Mi alzo, la apro e la cicrondo con un braccio, poggiandoci la testa. La sento fredda sulla mia guancia bagnata, ma è la cosa più vicina ad un "qualcuno" che mi ritrovo da molto a questa parte. Forse è colpa mia, forse son io che non sono desiderabile sotto vari punti di vista, o che mi pongo in maniera poco attraente per le varie relazioni che due persone possono decidere di creare tra loro. Come faccio a saperlo? Come capire dove devo andare e con chi? Io sento solo la voglia di scappare e vivere. Ricordarmi che si può essere gioiosi, che aprire la porta di casa può anche voler dire essere più felici di quando si esce. E invece io vedo la differenza, vedo come il mondo offra la gioia su piatti abbondanti e io la lasci lì. E quando l'assaggio, poi sento subito che non m'appartiene, mi viene ricordato dal resto. Ed è quello che non capisco. Quando sarà il mio momento? Ho ventuno anni, non trenta, è vero. Ma questi anni non torneranno e io avrò perso tante cose. Perderò senso, come lo sta perdendo questo post. Ma infondo il Covo è qui, solitario e privo di occhi. Ora andrò a fare una doccia caldissima, guarderò The Closer per riprendermi un poco, distrarmi. Mi metterò il pigiama, dopo averlo poggiato sul riscaldamento. Scapperò sotto le coperte, mi chiuderò in tanto sonno e domani mi sveglierò, pronto ad una giornata di recita continua e di solitudine.
It's always darkest before the dawn.
- giovedì 10 novembre 2011
It's always darkest before the dawn.
giovedì 10 novembre 2011 by Solodallamente
Me l'ero ripropsoto da tempo, insieme alla solita voglia di cambiare il template del Covo per l'ennesima volta. Mi ero riproposto di aggiornare il blog. Son un paio di mesi oramai che non ci scrivevo.
Stasera ho visto la tanta agognata puntata di Glee con la priam volta di Rachel e Finn e Kurt e Blaine. Mi aspettavo di piangere tutta la puntata... e invece, sentivo solo freddo, dalla punta dei piedi, in su. Mi sono piegato su me stesso, poggiato le ginocchia al petto, abbracciandole con le braccia. Come se ogni parte del mio corpo cercasse di confortarsi. Dentro il vuoto solito, solo più largo e logoro, più simile ad una cloaca. E poi a fine episodio, son scese. Son scese giù facendosi strada a difficoltà. Ed è qualcosa che non riesco a coniguare nei verbi, esprimere nelle parole. È come se non ci fosse niente che sia "speciale". Non amo nessuno, non mi sento amato, mi sento sottovalutato dalle persone e mie più care e da loro mi sento lontano. I giorni si rincorrono e io sono lì ad aggrapparmi a piccole cose per riempirli. Non sono mai stato un tipo che credeva nell'happy ending, ho sempre lasciato che fossero i piccoli momenti a rendermi felice. Ma ora non c'è momento che mi rende felice, non c'è pensiero di nulla che mi rifocilla. Vorrei chiudere gli occhi, entrare in quel dannato liceo e diventare un ragazzo di quel maledetto club. Innamorarmi di una persona fantastica, la famosa anima gemella contro tutto e tutti, inseguire il mio sogno senza sentire le avversità di un mondo che mi si chiude sopra, avere amici che mi facciano sentire d'esserci in ogni momento e genitori che sanno esserci, ed essere tali e non al contrario, volere loro me come genitore. E' così pesante da gestire in solitudine questa vita, è quello il problema. Non c'è una sola zona franca nella mia intera vita, un qualcuno a cui possa dire tutto, ogni singolo bolo che mi risale nella gola. La cosa più patetica che faccio, tanto vale dirla, è quella di abbracciare l'anta del mio armadio quando sto male. Mi alzo, la apro e la cicrondo con un braccio, poggiandoci la testa. La sento fredda sulla mia guancia bagnata, ma è la cosa più vicina ad un "qualcuno" che mi ritrovo da molto a questa parte. Forse è colpa mia, forse son io che non sono desiderabile sotto vari punti di vista, o che mi pongo in maniera poco attraente per le varie relazioni che due persone possono decidere di creare tra loro. Come faccio a saperlo? Come capire dove devo andare e con chi? Io sento solo la voglia di scappare e vivere. Ricordarmi che si può essere gioiosi, che aprire la porta di casa può anche voler dire essere più felici di quando si esce. E invece io vedo la differenza, vedo come il mondo offra la gioia su piatti abbondanti e io la lasci lì. E quando l'assaggio, poi sento subito che non m'appartiene, mi viene ricordato dal resto. Ed è quello che non capisco. Quando sarà il mio momento? Ho ventuno anni, non trenta, è vero. Ma questi anni non torneranno e io avrò perso tante cose. Perderò senso, come lo sta perdendo questo post. Ma infondo il Covo è qui, solitario e privo di occhi. Ora andrò a fare una doccia caldissima, guarderò The Closer per riprendermi un poco, distrarmi. Mi metterò il pigiama, dopo averlo poggiato sul riscaldamento. Scapperò sotto le coperte, mi chiuderò in tanto sonno e domani mi sveglierò, pronto ad una giornata di recita continua e di solitudine.
0 volte dentro te.:
Posta un commento